Venerdì sera: cosa c’è di meglio di una bella birretta per festeggiare l’inizio del week end?
Una birra sociale e artigianale che non lascia indietro nessuno!
La birra in questione, ovviamente, è quella del birrificio sociale Vecchia Orsa. Dal 2007, a S. Giovanni in Persiceto (BO), i birrai di Vecchia Orsa coniugano la loro passione per la birra con il desiderio
di inclusione e socialità. Infatti, il birrificio offre un impiego stabile a mastri birrai con e senza disabilità i quali, lavorando fianco a fianco, regalano alle birre Vecchia Orsa quell’inconfondibile gusto sociale che a noi di Oltremare piace tantissimo.
CuriosƏ di saperne di più? Siete nel post giusto! Lo scorso venerdì 7 maggio, infatti, in occasione del terzo appuntamento con i #30eOltre Live (5 dirette Instagram trasmette sul profilo della Cooperativa Oltremare per festeggiare il trentennale e in cui, nei primi due appuntamenti, abbiamo parlato di moda etica e gioielli equo solidali), abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Martino Piccoli, del birrificio Vecchia Orsa, e Michele Cattani, responsabile comunicazione di Arca di Noè – la cooperativa sociale con la quale è nato il progetto di birrificio sociale.
Partiamo dall’inizio. Il birrificio Vecchia Orsa, ci racconta Martino, nasce nel 2007 dall’iniziativa di un giovane studente di sociologia (tuttora tra i birrai di Vecchia Orsa!) appassionato di birra e desideroso di accompagnare il proprio amore per il luppolo con il supporto di persone con disabilità della zona di Bologna. Così, si inizia a produrre birra negli ambienti di un vecchio casolare, fino ad arrivare all’attuale birrificio nelle cantine di San Giovanni in Persiceto. In questi 14 anni, è il caso di dire che ne sono successe di cotte e di crude: nel 2012, infatti, il birrificio subì gravi danni a seguito del terremoto, ma questo non impedì ai birrai di rialzarsi e ripartire a tutta birra! Tanto che nel 2018 Vecchia Orsa inizia una preziosa collaborazione con Arca di Noè, cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo dal 2001. Grazie all’incontro tra Vecchia Orsa e Arca di Noè sono nate nuove birre e nuovi progetti, e noi insieme a Martino ci auguriamo di continuare a essere soprese da fiumi di birra, inclusione e socialità.
La collaborazione tra il birrificio e Arca di Noè, continua Michele, ha un duplice obiettivo: l’autodeterminazione dei ragazzi disabili coinvolti nel processo produttivo e la loro formazione professionale. Il lavoro in birrificio, infatti, rappresenta per queste persone un’opportunità di socialità, non solo all’interno dell’ambiente lavorativo ma anche al di fuori di esso. Che poi sia saltata fuori una birra davvero deliziosa, questo è solo un grandissimo valore aggiunto!
Non c’è da sorprendersi comunque che la birra sia deliziosa: nonostante la premessa dell’inclusione lavorativa sia forte e condivisa, infatti, all’interno delle cantine del Vecchia Orsa si ricercano gli stessi standard qualitativi dei produttori artigianali non sociali, per garantire la realizzazione di un prodotto di qualità. Il lavoro nobilita l’uomo, e affinché questo accada il lavoro stesso che ognuno di noi è chiamato a svolgere deve avere un valore.
“All’interno del birrificio, e più in generale sull’Arca di Noè, siamo tutti colleghi”; impossibile non riportare questa frase di Michele. Spesso, quando ci si occupa di inclusione lavorativa si parla di utenti e/o beneficiari, ma questo non sembra il caso di Arca di Noè. Certo, le fragilità ci sono ed è inutile provare a nasconderle, ma le ragazze e i ragazzi della cooperativa interpretano la disabilità semplicemente come una caratterista di alcune colleghe e colleghi. A questo proposito, Arca di Noè “scompone il lavoro”, facendo in modo che sia quest’ultimo ad adattarsi alle peculiarità dell’individuo e non, come invece spesso accade, il contrario.
Ad oggi sono 6 i birrai disabili impiegati nella produzione di birra, 5 con disabilità cognitive e 1 con sindrome di down; l’unica prerogativa, trattandosi di un lavoro produttivo, è l’integrità fisica.
I ragazzi sono coinvolti in ogni fase del processo produttivo, dalla cotta iniziale all’etichettatura finale. Per fare in modo che riescano a lavorare al meglio e al massimo della loro produttività, di solito ognuno di loro ha un compito ben definito. Il birrificio, comunque, rimane artigianale e orgogliosamente poco automatizzato, grazie all’impiego di macchinari che necessitano del supporto fondamentale dell’uomo, così che i birrai possano esprimersi e sentirsi coinvolti a tutti gli effetti nella produzione di birra.
Concluse le considerazioni tecniche, siamo passate alla parte divertente, ovvero le storie che si nascondono dietro alle etichette delle birre Vecchia Orsa. Ne abbiamo selezionate 4: Aurora, Orsa d’Aria, Fabula e Rajah (sono le 4 tipologie che trovate nelle nostre botteghe e sul nostro shop online!). Aurora, ci spiega Martino, è stata la prima birra ad essere fatta dopo il terremoto, nel 2012, per cui si è cercato un nome che evocasse l’idea di una nuova vita, e basta guardare un cielo all’aurora per intuire il sentimento di cui stiamo parlando. Orsa d’Aria è invece un’etichetta molto speciale: sviluppata in collaborazione con Vale la Pena, un’Associazione che lavora con i carcerati, doveva essere una cotta oneshot, ma poi ha riscosso talmente tanto successo sia tra i birrai che tra il pubblico che abbiamo deciso di accoglierla stabilmente nella famiglia Vecchia Orsa. Fabula invece parla della favola di un viaggio in Belgio fatto in gioventù, durante il qualche i nostri amici birrai bevvero un sacco di birrette per poi cercare di riportare il sapore di viaggio e libertà nella loro Fabula. Anche Rajah racconta di un viaggio, questa volta in Asia, e colpisce infatti per i sentori tropicali e speziati.
Le Vecchia Orsa, comunque, sono 12 e tutte le loro storie sono raccolte nel nuovissimo blog “racconti del birraio” che trovate sul sito del birrificio!
Ahi! Tra storie di birre ed inclusione anche il tempo di questo Live è volato via. Noi di Oltremare credo ci faremo un equo-aperitivo al Fuori Orsa – il brewpub estivo di Vecchia Orsa nel giardino del DLF di Bologna – per continuare a parlare di quanto ci piacciono i progetti di Arca di Noè e le birre del Vecchia Orsa. Ci vediamo lì!