Promuoviamo lo sviluppo di comunità sostenibili, solidali e inclusive, in Italia e nel mondo, attraverso le pratiche del commercio equo e le economie sociali che mettono al centro le persone e i loro diritti.

La nostra storia

La Cooperativa Oltremare nasce nel 1991 a Modena. Erano gli anni in cui il commercio equo stava prendendo piede in Italia, e la nostra è stata una delle prime cooperative di questo tipo a costituirsi. Nel tempo, abbiamo aperto diverse botteghe sia in città che in paesi limitrofi, supportati da gruppi di volontari che credevano in noi e nei nostri valori, e che spesso organizzavano (e organizzano tuttora) spazi di vendita e promozione temporanei durante feste o eventi locali.

Nel 2012 abbiamo lanciato, insieme ad altre realtà sociali e del commercio equo modenese, il progetto Natale per l’Emilia per sostenere aziende e associazioni colpite dal terremoto. Ad oggi, oltre alle due botteghe di Modena e Valsamoggia, abbiamo uno spazio sociale e ristobar nel Parco XXII Aprile, a Modena, un catering solidale, progetti di educazione nelle scuole, collaborazioni con aziende e tanti altri sogni da realizzare.

Statuto
Atto Costitutivo

La nostra rete

La Cooperativa Oltremare è socia fondatrice di Banca Etica e Altromercato. Le nostre attività sono certificate da Equogarantito, associazione di categoria delle organizzazioni di commercio equo e solidale italiane. Siamo inoltre soci della cooperativa Placido Rizzotto (Libera Terra) e del tour operator Viaggi e Miraggi, che si occupa di turismo responsabile.
La nostra bottega “SI può fare” di Valsamoggia è stata avviata insieme all’associazione Solidarietà Impegno.
Attualmente, Oltremare collabora con le istituzioni degli enti locali, fa parte del Forum dell’Economia Solidale (istituito dalla Regione Emilia Romagna con la L.R. 19/2014), del DES (Distretto di Economia Solidale) di Modena e del CRESER (il Coordinamento Regionale per le Economie Solidali).
Con le altre cooperative e associazioni di commercio equo dell’Emilia Romagna, siamo all’interno del Comitato organizzatore di Terra Equa, progetto sostenuto dalla L.R. 26/2009, che promuove il commercio equo e solidale nella Regione, attraverso eventi, laboratori nelle scuole e il festival “Rivestiti” sulla moda etica.
Collaboriamo anche con i Gruppi di Acquisto Solidali, le tante associazioni (e loro reti) che si occupano di solidarietà, diritti e accoglienza sul territorio (ad esempio la Casa delle Donne Migranti di Modena, o il CEIS), le ONG (come Terra Nuova, Overseas, il CEFA e molte altre), le Fondazioni (come la Fondazione Rocca dei Bentivoglio a Valsamoggia – BO), le parrocchie e i centri di aggregazione giovanile, e i centri culturali come il Centro F. L. Ferrari di Modena.

Scarica qui il nostro bilancio sociale 2018

Il commercio equo

Oggi il commercio mondiale mette al centro il profitto e una crescita illimitata ai danni dell’ambiente, dei salari e delle condizioni dei lavoratori e dei clienti, accentuando le disuguaglianze. Il commercio equo e solidale, invece, riporta l’attenzione sulle persone, l’ambiente, i diritti e l’importanza dei mercati locali, sostenendo aziende sostenibili e che garantiscano ai lavoratori un reddito stabile, per guardare con fiducia al futuro. L’organizzazione mondiale che rappresenta questo impegno è il WFTO (World Fair Trade Organization), che definisce i criteri generali da rispettare e le regole condivise.
Non parliamo di aiuti ma di un modo completamente diverso di fare commercio, basato sullo sviluppo di tutti: «Una partnership economica basata sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che mira a una maggiore equità tra Nord e Sud del mondo attraverso il commercio internazionale» (dal sito di Altromercato).

Il commercio equo si basa su 10 principi:

La riduzione della povertà attraverso il commercio rappresenta uno degli obiettivi principali dell’ente, che deve sviluppare un piano d’azione dedicato. L’ente deve porsi come obiettivo quello di supportare i piccoli produttori marginalizzati, sia che si tratti di imprese familiari indipendenti che di associazioni e cooperative. La finalità ultima è quella di superare la povertà e l’insicurezza economica, favorendo l’autosufficienza e una maggior consapevolezza in termini di rapporto tra lavoro e reddito.

L’ente deve assicurare la trasparenza sia delle attività di gestione che delle proprie relazioni commerciali. È responsabile nei confronti di tutti gli stakeholder e si impegna a rispettare la confidenzialità e riservatezza delle informazioni commerciali.
I processi decisionali dell’ente impegnato nel commercio equo devono essere di natura partecipativa e inclusiva, e prevedere il coinvolgimento costruttivo di dipendenti e produttori. Inoltre, l’ente deve garantire che le informazioni rilevanti siano fornite a tutti i suoi partner commerciali attraverso canali di comunicazione efficaci e aperti a tutti i livelli della filiera produttiva.

Nelle sue operazioni commerciali, l’ente deve agire prendendo in considerazione il preminente benessere sociale, economico e ambientale dei piccoli produttori marginalizzati, anziché massimizzare il proprio profitto a loro spese. È tenuto ad agire in maniera professionale e responsabile e ad adempiere ai propri obblighi in modo tempestivo. I fornitori, a loro volta, sono chiamati a rispettare gli impegni contrattuali e, alle scadenze fissate, consegnare prodotti conformi alla qualità e alle specifiche richieste. Gli acquirenti di prodotti fair trade, riconoscendo gli svantaggi finanziari in cui produttori e fornitori incorrono, garantiscono che gli ordini vengano pagati al ricevimento dei documenti o alla data concordata. Per i prodotti fair trade fatti a mano, è possibile richiedere il pagamento anticipato di almeno il 50% del prezzo senza interessi. Lo stesso principio si applica ai prodotti alimentari, salva la possibilità di stabilire un tasso di interesse, che non può però essere superiore a quello che sarebbe applicato da un soggetto terzo.
Quando i fornitori di prodotti fair trade del Sud del mondo ricevono un pagamento anticipato, devono assicurare che il denaro venga trasferito ai produttori o agli agricoltori che confezionano o coltivano i beni cui il pagamento si riferisce.
Gli acquirenti devono condurre una consultazione preventiva con i fornitori laddove intendano annullare o rifiutare gli ordini. In caso di annullamento degli ordini senza colpa dei produttori o dei fornitori, deve essere garantito un adeguato risarcimento per il lavoro già svolto. Fornitori e produttori devono tempestivamente comunicare agli acquirenti eventuali problematiche relative alla consegna delle merci e assicurare un risarcimento qualora le quantità o la qualità dei beni consegnati non corrispondano a quelle concordate.
L’ente deve mantenere relazioni a lungo termine basate su solidarietà, fiducia e rispetto, nonché assicurare una comunicazione efficace con i suoi partner commerciali, contribuendo alla promozione e alla crescita del commercio equo. Le parti coinvolte in una relazione commerciale devono mirare ad aumentare il volume degli scambi tra loro, oltre che il valore e l’ampiezza della loro offerta. L’ente deve operare in cooperazione con le altre organizzazioni impegnate per il commercio equo nel paese ed evitare la concorrenza sleale e l’appropriazione di disegni di modelli di altre organizzazioni senza autorizzazione.
Il commercio equo riconosce, promuove e protegge l’identità culturale e le competenze tradizionali dei piccoli produttori, valorizzando l’artigianato locale, i prodotti alimentari tipici e gli altri servizi correlati.

Il processo di negoziazione del compenso deve essere aperto a tutti gli attori e inclusivo, al fine di determinare un ammontare equo, attraverso un dialogo partecipativo e continuo. La retribuzione dei produttori deve essere calibrata agli standard di mercato e assicurare il rispetto del principio della parità retributiva tra donne e uomini.

Compenso equo significa: prezzi equi, stipendi equi e rispetto dei salari minimi stabiliti nel Paese di riferimento.
Prezzi equi
Un prezzo è definito equo quando è negoziato liberamente, mediante un dialogo paritario tra acquirente e venditore, e si fonda su una tariffazione trasparente. Il concetto racchiude in sé i principi di salario equo e profitto equo. I prezzi equi rappresentano una quota del valore finale che ciascun attore nella filiera produttiva dovrà pagare.

Stipendi equi
Un salario si dice equo se negoziato liberamente e ritenuto soddisfacente da entrambe le parti. Presuppone il pagamento – almeno – del salario minimo stabilito nel Paese di riferimento.

Salario minimo per il Paese di riferimento
Il salario minimo rappresenta la retribuzione per una settimana lavorativa standard (di non più di 48 ore) percepita da un lavoratore nel Paese di riferimento. Il salario minimo è ritenuto sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato al lavoratore e alla sua famiglia. Elementi essenziali per raggiungere uno standard di vita adeguato includono: cibo, acqua, alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, trasporti, abbigliamento e altri servizi essenziali.

L’ente deve aderire alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e alla legge nazionale / locale sul lavoro minorile, nonché garantire che non ci sia lavoro forzato nella sua filiera produttiva.
Le organizzazioni che acquistano prodotti fair trade da gruppi di produttori direttamente o tramite intermediari devono monitorare la produzione accertandosi che non vi sia lavoro forzato e che il produttore rispetti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e la legge nazionale / locale sul lavoro minorile. Qualsiasi coinvolgimento di bambini nella produzione di merci fair trade (compreso l’apprendimento di un’arte o di un mestiere tradizionale) deve essere sempre comunicato e sorvegliato e deve essere tale da non influire negativamente sul benessere e sulla sicurezza dei bambini, sulle loro esigenze educative e sulla necessità di giocare.

Compenso equo significa: prezzi equi, stipendi equi e rispetto dei salari minimi stabiliti nel Paese di riferimento.
Prezzi equi
Un prezzo è definito equo quando è negoziato liberamente, mediante un dialogo paritario tra acquirente e venditore, e si fonda su una tariffazione trasparente. Il concetto racchiude in sé i principi di salario equo e profitto equo. I prezzi equi rappresentano una quota del valore finale che ciascun attore nella filiera produttiva dovrà pagare.

Stipendi equi
Un salario si dice equo se negoziato liberamente e ritenuto soddisfacente da entrambe le parti. Presuppone il pagamento – almeno – del salario minimo stabilito nel Paese di riferimento.

Salario minimo per il Paese di riferimento
Il salario minimo rappresenta la retribuzione per una settimana lavorativa standard (di non più di 48 ore) percepita da un lavoratore nel Paese di riferimento. Il salario minimo è ritenuto sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato al lavoratore e alla sua famiglia. Elementi essenziali per raggiungere uno standard di vita adeguato includono: cibo, acqua, alloggio, istruzione, assistenza sanitaria, trasporti, abbigliamento e altri servizi essenziali.

L’ente non opera discriminazioni sulla base di razza, casta, origine geografica, religione, disabilità, genere, orientamento sessuale, appartenenza sindacale, affiliazione politica, età, stato di salute e sieropositività, con riferimento ad assunzioni, retribuzione, accesso alla formazione, promozione, cessazione del rapporto lavorativo o pensionamento.
L’ente ha una politica chiara e un piano concreto per promuovere l’uguaglianza di genere, garantendo che le donne e gli uomini abbiano le medesime possibilità di accedere alle risorse di cui hanno bisogno non solo per lavorare al meglio, ma anche per influenzare le scelte politiche, la regolamentazione e le scelte istituzionali che incidono sul loro sostentamento e qualità di vita. Lo statuto e l’atto costitutivo dell’ente devono consentire alle donne di diventare membri attivi dell’organizzazione e di assumere posizioni di leadership nella struttura, indipendentemente dalla proprietà di beni come terreni e immobili. L’ente si impegna ad assicurare a tutte le lavoratrici donne il godimento dei loro diritti, previsti dalla legge e dallo statuto, inclusa la parità retributiva (anche in situazioni lavorative informali) e il rispetto delle speciali esigenze di salute e sicurezza delle donne in stato di gravidanza o allattamento.
L’ente rispetta e garantisce a tutti i dipendenti il diritto di formare e aderire a sindacati, conformemente alle loro preferenze, e alla contrattazione collettiva, anche laddove tale diritto sia limitato dalla legge e / o da pressioni politiche. L’ente garantisce che i rappresentanti dei dipendenti non siano soggetti a discriminazioni sul luogo di lavoro.

L’ente garantisce un ambiente di lavoro salubre e sicuro per i propri dipendenti. Rispetta, come standard minimo, le leggi nazionali e locali e le convenzioni dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro in materia di salute e sicurezza.
L’orario e le condizioni di lavoro per dipendenti (compresi i lavoratori a domicilio) devono essere conformi alle leggi nazionali e locali e alle convenzioni dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro.
Gli enti fair trade devono essere al corrente delle condizioni di salute e sicurezza nei gruppi di produttori da cui acquistano. Su base continuativa, devono condurre attività di sensibilizzazione relative ai problemi di salute e sicurezza e migliorare le pratiche di gestione del rischio tra i gruppi di produttori.

L’ente deve impegnarsi ad aumentare gli impatti positivi per i piccoli produttori marginalizzati attraverso il commercio equo, sviluppando le capacità e le competenze dei propri dipendenti. Gli enti che lavorano direttamente con i piccoli produttori devono elaborare specifiche attività di supporto per assicurare il miglioramento delle capacità di gestione e produzione, nonché l’accesso ai mercati – sia fair trade che mainstream – a livello locale / regionale / internazionale. Gli enti che acquistano prodotti del commercio equo tramite intermediari operanti nel Sud del mondo sono chiamati ad assistere queste organizzazioni per accrescere la loro capacità di sostenere i gruppi di produttori marginalizzati con cui lavorano.

L’ente, alla luce delle proprie specificità e finalità, promuove gli obiettivi del commercio equo e conduce attività di sensibilizzazione circa la necessità di una maggiore giustizia nel commercio mondiale attraverso il fair trade. In particolare, fornisce ai clienti informazioni sulla propria realtà, sui prodotti che vende, sui dipendenti e sulle organizzazioni di produttori che producono o coltivano i beni. In tali attività, si impegna a utilizzare sempre le più veritiere e trasparenti tecniche di pubblicità e marketing

Gli enti che commerciano prodotti fair trade massimizzano l’uso di materie prime derivanti da fonti gestite in modo sostenibile, acquistando localmente quando possibile. Le loro tecniche di produzione mirano a ridurre il consumo di energia e, ove possibile, sfruttano energie rinnovabili, riducendo al minimo le emissioni di gas serra. Inoltre, si impegnano a minimizzare l’impatto dei rifiuti da loro generati sull’ambiente. I produttori di materie prime agricole fair trade si impegnano a ridurre al minimo il loro impatto ambientale, utilizzando, ove possibile, metodi di produzione basati sull’uso di prodotti biologici o a basso contenuto di pesticidi.
Gli acquirenti e gli importatori di prodotti fair trade prediligono l’acquisto di prodotti realizzati con materie prime provenienti da fonti gestite in modo sostenibile, con il minimo impatto sull’ambiente.
Tutte le organizzazioni si impegnano a utilizzare materiali riciclati o facilmente biodegradabili per l’imballaggio, prediligendo il trasporto delle merci via mare, ove possibile.