E’ iniziata ieri la Fashion Revolution Week, un’intera settimana dedicata alla moda etica, per rivendicare i diritti di chi produce ciò che indossiamo, promuovere la sostenibilità ambientale e comprendere che una moda diversa non solo è possibile, ma esiste già!
Fashion Revolution è una campagna nata nel 2014 per promuovere consapevolezza intorno al mondo della moda, e che ogni anno chiama a raccolta, in più di 60 Paesi del mondo, tutti coloro che vogliono creare un futuro etico e sostenibile per la moda, chiedendo maggiore trasparenza lungo tutta la filiera fino al consumatore.
Noi vogliamo approfittarne per raccontarvi brevemente chi crea e cuce gli abiti che abbiamo in bottega…
Iniziamo con Trame di Storie, la linea di moda equosolidale di AltraQualità, che quest’anno fa ben 18 anni!
“18 anni di collezioni di abiti e accessori pensati, disegnati, realizzati e indossati credendo fermamente che la moda deve e PUÒ’ essere fatta nel rispetto della persona e dell’ambiente, con cura, passione e la determinazione di non tralasciare nessun passaggio, nessun elemento”.
Trame di Storie racconta idee, speranze e diritti che partono da Ferrara, per arrivare in India e Vietnam e tornare in Italia sottoforma di splendidi abiti e t-shirt in cotone biologico, seta o lino.
Le storie che tessono le trame
Craftlink – Vietnam
Ogni volta che arriva la primavera e le nostre botteghe si riempiono della seta di Craftlink, chiunque la provi ne resta affascinato. Spesso mixata con lino o cotone, questo tessuto naturale ha una tradizione secolare in Vietnam. Per questo, i capi che Craftlink realizza per la linea Trame di Storie sfruttano le caratteristiche di lucentezza e morbidezza della seta e hanno così linee flessuose ed una eleganza inconfondibile.
Craftlink ha una filiera controllata e completamente trasparente: nelle piccole unità produttive, quasi sempre a dimensione famigliare, si svolge l’intero processo, dall’allevamento dei bachi, alla raccolta del filo, alla tessitura e infine taglio e cucitura dei capi.
Craftlink è un’organizzazione che unisce l’efficienza di un’impresa alla sostenibilità etica di una ONG: è infatti in grado di svolgere in modo efficace la parte commerciale (sviluppo, distribuzione, esportazione), favorendo allo stesso tempo progetti di sviluppo sociale ed economico dei piccoli produttori che segue, in particolare supportando le minoranze etniche che vivono in zone rurali remote, come Hmong, Cham, Khmer, Dao. Attualmente Craftlink supporta più di 6.000 artigiani di 63 gruppi diversi.
Auromira – India
I tessuti che Auromira, una piccola azienda tessile indiana, trasforma in abiti, giacche, pantaloni, sono realizzati al telaio. Attualmente sono circa 20 le persone che lavorano in Auromira, tra sartoria, logistica, qualità, direzione. Il tutto in un’atmosfera rilassata, dove si percepisce una bella relazione tra chi gestisce l’impresa e i dipendenti, con grande attenzione ai loro bisogni e difficoltà. Tutti i dipendenti hanno a disposizione due fondi, un accantonamento per l’assicurazione medica e uno per quando cessa il rapporto lavorativo, paragonabile al nostro TFR.
La maggioranza dei lavoratori vive nei dintorni di Pondicherry ma per quelli che abitano più distante è a disposizione una macchina per i tragitti di andata e ritorno. Alcune delle donne, soprattutto in periodi di minor lavoro, iniziano a lavorare alle 11, in modo da fare lavori integrativi (come pulizie o in agricoltura) nel primo mattino. Durante la settimana, in genere, l’orario di lavoro è dalle 9,30 alle 16,30 per permettere alle donne di andare a prendere i figli a scuola, mentre quando è necessario un turno domenicale le donne possono portare con sé i figli che altrimenti sarebbero a casa da soli.
Armstrong – India
Ogni estate, AltraQualità ci propone una linea di t-shirt, “Pensieri al vento”, in collaborazione con Pace e Sviluppo, create da Armstrong Knitting Mills, in India. “AKM, che ha sede a Tirupur nel cuore del distretto tessile indiano, è la prova di come un’azienda tessile strutturata e di grandi dimensioni possa lavorare con criteri di commercio equo e una grande attenzione all’ambiente, infatti oltre l’80% della loro produzione è certificato biologico secondo lo standard GOTS. Ci colpisce particolarmente perché è un’azienda in continua evoluzione: ogni volta che la visitiamo notiamo una novità nella struttura (una nuova ala, un nuovo laboratorio), nel modo di produzione (l’implementazione del parco eolico ad esempio) e nei rapporti con i dipendenti e sono sempre cambiamenti improntati al miglioramento.”
Tutti i dipendenti hanno contratti e stipendi regolari, ferie, malattie e maternità retribuite. “Le donne che rientrano al lavoro dopo il primo figlio sono circa il 65% e sono in crescita da qualche anno.”
Fondamentale è la salute: “AKM assicura ai propri dipendenti un servizio medico ogni 15 giorni, con medicinali di base gratuiti, oltre a organizzare check-up oculistici nei villaggi in cui risiedono i lavoratori. All’interno della struttura è presente l’infermeria per il primo soccorso e due volte al mese ospita un “ospedale mobile” per visite e esami di base.”
AKM è un’azienda molto attenta all’ambiente: “attinge i 2/3 del proprio fabbisogno energetico da un parco eolico di proprietà, l’unità di tintura ha un impianto all’avanguardia per la depurazione delle acque di scarto, utilizza colori certificati secondo lo standard biologico GOTS e cerca di utilizzare tutti gli scarti di cotone per realizzare accessori come i cordoncini delle felpe. I lavoratori, inoltre, ricevono corsi di educazione ambientale e sul risparmio energetico, sia per quanto riguarda le loro mansioni che per la vita quotidiana.”
Creative Handicraft – India
Creative Handicraft nasce nel 1984 per opera di suor Isabel Martin che aveva deciso di condividere la vita delle donne negli slum di Mumbai. Vivendo con loro, Suor Isabel imparò a conoscerne i problemi, le difficoltà e le violenze che queste subivano e allo stesso tempo ne conobbe le risorse e la capacità di imparare e lavorare con determinazione. Dalle prime bambole in stoffa si passò alla realizzazione sartoriale di abiti e nel giro di poco più di 10 anni i capi realizzati dalle donne di Creative Handicraft venivano esportati in vari paesi europei. Man mano cresceva anche il progetto sociale con centri di assistenza per i bambini, la creazione di progetti di scolarizzazione, il nido, i gruppi di sostegno creditizio e finanziario.
Nata in una baracca, nella quale cucivano 7 donne, ora CH ha una sede propria e coinvolge più di 700 donne tra lavoro a tempo pieno, part time e collaborazioni.
Creative Handicraft è una ONG, in cui i profitti sono continuamente reinvestiti nella formazione, nella gestione e nel sostegno delle donne coinvolte, in quanto esse stesse vere “proprietarie” di questa organizzazione. In un paese, come l’India, in cui le violenze domestiche avvengono nell’80% dei matrimoni, in cui le violenze su bambine, ragazze e donne sono in continua crescita, il lavoro sull’empowerment femminile e la costruzione di reti di supporto è coraggioso e importante: Creative Handicraft lavora non solo sull’aspetto economico attraverso la professionalizzazione delle donne, ma vuole incidere anche sul modo di pensare, attraverso programmi sociali, sostegno all’educazione, valorizzazione delle abilità di ciascuna donna come percorso verso una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie capacità.