Siamo giunti ormai al quarto appuntamento con i #30eOltre Live, una serie di 5 appuntamenti in diretta Instagram durante i quali abbiamo chiacchierato con amici e amiche di Oltremare di commercio equo, moda etica, gioielli equo solidali, birrifici sociali e… cittadinanza attiva!
Per l’equo-aperitivo di venerdì scorso, infatti, ci hanno tenuto compagnia Eleonora Maccaferri di OverseasOnlus e Paolo Tommasone del Centro Culturale Ferrari: una cittadina e un cittadino che nel corso degli anni non hanno mai smesso di attivarsi per un mondo più consapevole.
Per chi se la fosse persa, è andata più o meno così.
Innanzitutto, applausometro alle stelle per Eleonora Maccaferri, la nostra prima ospite ad avere colto il messaggio dell’equo aperitivo facendosi trovare prontissima con patatine e borraccia!
Proprio con Eleonora è cominciata la nostra chiacchierata. Eleonora lavora per Overseas, una ONG con sede a Spilamberto di Modena da cui Oltremare nacque 30 anni fa (ecco svelato il gioco di parole tra Overseas e Oltremare!). Quest’anno, tra l’altro, Overseas compie 50 anni!
Abbiamo chiesto ad Eleonora di raccontarci un po’ di Overseas – come definirla: una ONG? Un’associazione? Un progetto?
Eleonora sembra avere le idee chiare al riguardo: quando si parla di Overseas si parla di casa. Overseas, infatti, in quel lontano 1971 è nata con l’obiettivo di creare una casa in cui sentirsi a casa. Casa che, tra le altre cose, fu costruita cinquant’anni fa dalle mani e dalle menti di un gruppo di giovani e pazzi volontari.
Oggi, casa Overseas è una realtà estremamente colorata e variegata, tanto che sembra impossibile potere elencare tutti i progetti e le sfaccettature che ne costituiscono l’anima. Comunque, una cosa è certa: i giovani hanno sempre costituito il cuore pulsante di Overseas, facendosi coinvolgere e stravolgere dal desiderio di rendere sempre più viva ed accogliente questa casa di Spilamberto. Al momento, per esempio, due ragazze in servizio civile collaborano con casa Overseas e ne gestiscono l’emporio solidale, uno spazio situato a pochi passi dalla sede centrale il cui obiettivo principale è trovare una nuova casa a oggetti provenienti da ogni dove. Negli anni, infatti, non possiamo nemmeno immaginare la quantità di persone che è passata da Overseas, lasciando dietro di sé una traccia e… degli oggetti! Proprio per evitare che questi ultimi venissero dimenticati o, peggio ancora, gettati via è nato nel tempo l’emporio.
Un altro esempio di incontro tra Overseas e giovani è il corso per diventare volontari nella cooperazione internazionale, un corso sviluppato da Overseas insieme con il Comune di Modena che ogni anno offre la possibilità a 25 giovani di entrare in contatto con operatori professionisti della cooperazione internazionale e formare gli operatori del futuro.
E poi, beh, ci sono uno squadrone di giovani volontari che ogni giorno gironzolano per casa Overseas e prestano il loro aiuto per mantenere e mandare avanti questo progetto. E considerando le dimensioni di casa Overseas, ne servono di mani giovani: pensate che nel retro del giardino di Spilamberto c’è persino una mula!
Per Overseas, nata come casa di accoglienza, la mancanza di contatto causata dalla pandemia è stata un brutto colpo. Ma il 50esimo anniversario ha portato nuova energia e un sacco di novità! Stavamo quasi per convincere Eleonora a svelarci qualche anticipazione, ma poi abbiamo deciso di tenercele per il gran finale.
E’ la volta di Paolo, presidente del Centro Culturale Ferrari. Come Overseas, anche il Centro Culturale Ferrari è nato da un “gruppo di matti”: in particolare, questi matti, erano dei ragazzi partigiani originari di Montefiorino che decisero di attivarsi nella lotta antifascista. Poi, nel tempo, le tematiche si sono ampliate e le attività moltiplicate; a rimanere invariata, invece, è la volontà di promuovere il fare cultura e la circolazione delle idee, attraverso, per esempio, la cura di una biblioteca o la tutela della storia del nostro patrimonio territoriale. Il Centro, inoltre, si impegna a formare costantemente i giovani del territorio per informarli ed educarli in merito al nostro passato. Insomma, anche il Centro Culturale è una realtà dinamica e colorata, di cui fanno parte svariati progetti, e in cui tuttƏ possono trovare il proprio ruolo attraverso il quale darsi da fare.
Siamo poi entrati nel fulcro del discorso, ovvero che cosa significhi essere cittadini attivi e come fare per informare ed educare gli altri affinchè a loro volta lo diventino.
Abbiamo chiesto ad Eleonora e a Paolo di raccontarcelo attraverso la loro esperienza personale.
Eleonora ride: in 26 anni di vita, ci racconta, si è costruita infatti la nomina di quella che vive di volontariato. Tante volte si è trovata a dovere rispondere a questa domanda, e la risposta che è saltata fuori è una scelta legata alla vita di tutti i giorni. In un mondo globalizzato come quello in cui viviamo al giorno d’oggi, tutto è connesso, tutto è legato. Sono tanti gli stili di vita che possiamo decidere di adottare nel nostro quotidiano, e solo se siamo consapevoli delle diverse scelte che abbiamo a disposizione possiamo comportarci in maniera equa, solidale e sostenibile, a cominciare per esempio da quello che decidiamo di servire in tavola ogni giorno. A questo proposito Eleonora, nei suoi anni di servizio con il Centro Missionario per cui è stata – stranamente 😉 – volontaria, ha lavorato spesso e volentieri con ragazze e ragazzi delle scuole di Modena, cercando di incentivare questi giovani adolescenti a porsi delle domande. Sono gli input più che le risposte, infatti, che secondo Eleonora stimolano l’interesse delle persone e portano all’azione. Nella nostra quotidianità abbiamo la possibilità di compiere piccole scelte che ci faranno sentire cittadine attive! Parola di Eleonora.
E noi non potremmo che essere più d’accordo con lei, a cominciare da quello che scegliamo di indossare (non mi dite che vi siete persƏ il nostro equo-aperitivo a tema moda etica!).
Anche Paolo si ritrova nelle parole di Eleonora, ancora di più considerando il contesto storico con cui siamo costretti a convivere da un anno a questa parte. Il Covid, ahimè, secondo Paolo sembra avere accentuato individualismi ed egoismi, e quell’atteggiamento tipico di chi crede che gli sia sempre tutto dovuto. Un atteggiamento totalmente estraneo alla natura di Paolo, che ormai un po’ di annetti fa decise di cambiare lavoro abbandonando l’azienda di logistica in cui lavorava per diventare giornalista. Paolo ne è sicuro: lo si può fare solo per passione.
La passione di Paolo, in particolare, è nata grazie e attraverso il volontariato, che ha fatto crescere in lui il desiderio di diffondere e condividere le attività e i messaggi che ci stanno a cuore: quelle del Centro Culturale Ferrari, per esempio.
Sembrerà banale, ma è una vera lotta! Contro i fatti di cronaca che distolgono continuamente l’attenzione da queste notizie, e contro la difficoltà a riportare persone, famiglie e scuole alla consuetudine di leggere e informarsi attraverso i giornali. Paolo ha sentito questa esigenza di lottare, e tutti i giorni continua a struggersi nel dubbio del se e come lo stia facendo.
D’altronde, come biasimare Paolo? I social hanno stravolto il nostro modo di informarci, bombardandoci perennemente di titoli e informazioni talvolta dubbie e fuorvianti. Ci auguriamo, in futuro, che grazie a Paolo e altrƏ volenterosƏ giornalistƏ riusciremo a trovare la chiave giusta per utilizzare al meglio le potenzialità di questi nuovi canali di comunicazione.
Intanto, però, domani mattina noi nostalgiche della carta dopo questa chiacchierata cominceremo la nostra giornata con giornale e caffè!